Avvocato Istigazione alla Corruzione
L'Avvocato penalista spiega come si configura l'istigazione alla corruzione, reato contro la pubblica amministrazione.
Il delitto di istigazione alla corruzione è disciplinato dall’art. 322 del codice penale e riguarda diverse condotte.
I primi due commi afferiscono al reato comune, commesso cioè da chiunque, e riguardano l’offerta o la promessa di denaro o altra utilità, non dovuti, ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, rispettivamente per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri oppure per indurlo (evidentemente con modi persuasivi o pressione psicologica) ad omettere o a ritardare un atto del suo ufficio o a fare un atto contrario ai suoi doveri, e l'offerta o promessa non sia accettata.
Gli altri due commi riguardano, specularmente, i casi in cui sia il pubblico ufficiale o incaricato di un pubblico servizio che solleciti una promessa o dazione di denaro o altra utilità, o per l'esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, o per l’omissione o ritardo o per effettuare un atto contrario ai suoi doveri.
L’espressione “esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri” è stata inserita con la novella, che ha riguardato un po’ tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione, della legge 6 dicembre 2012, n. 190, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, a consentire la repressione del fenomeno dell’assoggettamento di una qualsiasi attività, rientrante nelle funzioni e nei poteri, agli interessi privati, anche quando la dazione del denaro o di altra utilità non sia correlata ad uno specifico atto.
Offerta sta per messa a disposizione, promessa per impegno.
Proporzionalità tra l'offerta e il fine
Da notare che, poiché comunque il reato di riferimento è quello della corruzione, come dimostrato dal rinvio ad essa per le pene (v. infra), anche per l’istigazione alla corruzione, come per la corruzione, è richiesta una qualche misura di sinallagmaticità, ossia di proporzionalità, fra la somma o utilità offerta/richiesta ed il comportamento richiesto/offerto del pubblico ufficiale (infatti per la corruzione si esclude il rilievo penale di omaggi di modesta entità).
Così per integrare questo delitto l’offerta o promessa deve essere idonea anche nel senso di essere caratterizzata da adeguata serietà e tale da poter turbare psicologicamente il pubblico ufficiale, così che sorga almeno il pericolo che questi accetti.
Vale la pena di soffermarsi sulla distinzione dalle figure affini.
Anzitutto l'istigazione alla corruzione è una figura autonoma di reato, da non confondere con il tentativo di corruzione, che è la forma "tentata" di un reato, quello appunto di corruzione, che è a concorso necessario, anzi la differenza sta proprio in questo: nell'istigazione Tizio offre e il pubblico ufficiale rifiuta, o viceversa il pubblico ufficiale chiede e Tizio rifiuta.
Il tentativo di corruzione si verifica qualora, pur condividendosi il disegno criminoso, il fatto non si realizzi per altre cause.
Analoga differenza si registra con il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, in cui il pubblico ufficiale svolge opera di induzione ma il soggetto soccombe.
Si distingue anche dalla concussione in quanto per quest’ultima si richiede, da parte del pubblico ufficiale, la costrizione e non la semplice induzione (cfr Cass. Pen. Sez. VI, decisione n. 19190 del 2013, anche se non si può non osservare che queste sottili differenziazioni dei reati destano qualche perplessità).
Pena inflitta e attenuanti
La pena è la medesima per il reato comune e per quello proprio, così come previsto dal codice per il delitto di corruzione.
E’ più lieve nel caso di esercizio della funzione, rinviando a quella per il reato di corruzione per l’esercizio della funzione (c.d. corruzione impropria), che è della reclusione da uno a cinque anni, ridotta di un terzo.
Analogamente per le altre condotte è fatto rinvio alla pena stabilita per la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (c.d. corruzione propria), ch’è della reclusione da quattro a otto anni, anch’essa ridotta di un terzo.
Anche per l’istigazione alla corruzione è prevista la circostanza attenuante se i fatti sono di particolare tenuità.
Inoltre per la seconda categoria di condotte, cioè quelle diverse dall’esercizio della funzione, in base all’art. 317 bis la condanna importa l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, fermo che, se per circostanze attenuanti viene inflitta la reclusione per un tempo inferiore a tre anni, l'interdizione è temporanea.
Avvocato assistenza Querela per istigazione
L’istigazione alla corruzione, come tutti i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione di cui al Libro II, Titolo II, Capo I (artt. 314 – 335 bis), tra cui è contemplata, sono perseguibili d’ufficio, oltreché a querela. L'assistenza di un legale penalista è attivabile con una semplice richiesta allo studio legale.
Tipologie del reato
L’istigazione alla corruzione comprende due condotte: l’una, realizzabile da chiunque, consistente nell’offrire/promettere e l’altra, propria del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, consistente nell’indurre alla dazione/promessa, condotte entrambe finalizzabili o ad un comportamento comunque dovuto o, all’opposto, alla sua omissione o addirittura ad un comportamento contrario a quanto dovuto.
Reato del pubblico ufficiale
Fra le condotte indicate dalla norma, risultano più ricorrenti quelle in cui il reato è commesso dal pubblico ufficiale, se in qualche modo la vittima riesce a raccogliere elementi probatori.
E’ invece infrequente che sia il pubblico ufficiale a denunciare l’istigazione alla corruzione ed è da chiedersi se ciò avvenga per ragioni di umanità o perché il pubblico ufficiale soccomba alla richiesta ed il reato si trasformi in quello di corruzione.
Peraltro, accade anche che il pubblico ufficiale denunci il fatto e che il giudice ne rilevi l’inoffensività, ad esempio per la irrisorietà della somma, che farebbe venir meno quella proporzionalità di cui si è detto sopra, come affermato da Corte di Cassazione, Sezione VI, n. 3176 del 2012 e n. 7505 del 2013.
Contatto Lavorativo o personale
Essendo reato sia proprio che comune, con condotte speculari, esso può essere commesso da qualsiasi pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio così come da chiunque, ossia qualunque cittadino (o anche non cittadino, si pensi alle necessità burocratiche degli immigrati) per esigenze proprie, personali come lavorative, entri in contatto con essi per le più svariate esigenze (ottenere un documento, l’avanzamento di una pratica, un’autorizzazione ecc.) e sempre che non si ricada in altre ipotesi di reato “nominato” o viceversa a previsione più generale, specificamente disciplinate (ad esempio concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione in atti giudiziari).
Vantaggi, avidità e privilegi
La motivazione da parte del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio è, come recita la norma, l’ottenimento di denaro o altra utilità, “non dovuti” e quindi la ragione del comportamento risiede nell’avidità o comunque nel voler ottenere, dal proprio incarico che ha caratteristiche pubblicistiche, vantaggi personali ulteriori rispetto a quanto previsto.
Quando si tratti di un personaggio politico, come apprendiamo dalla cronaca giudiziaria del nostro Paese, talvolta il ricavato della corruzione è utilizzato per il finanziamento della politica (es. spese elettorali).
Dal punto di vista del cittadino invece, può sì trattarsi della ricerca di un vantaggio al quale non si ha diritto, ossia di un privilegio, ma spesso, come sempre la cronaca giudiziaria conferma, si tratta di un malcostume “ambientale” ossia recepito come normale anche per ottenere semplicemente il dovuto.
Mario Chiesa e Manipulite
Un caso assai famoso di reato del tipo in esame fu quello, nel 1992, di Mario Chiesa, Presidente del Pio Albergo Trivulzio, che diede inizio alla cosiddetta indagine “Mani pulite” da parte di un pool di magistrati della Procura di Milano, che travolse la classe politica, nonché imprenditoriale, italiana dell’epoca.
Specificamente, in quel caso il privato, che era stato richiesto della dazione, finse di accedervi e quindi si sarebbe configurata la corruzione, mentre aveva avvertito le forze dell’ordine. Purtroppo comunque, pur non mancando casi di corruzione anche in altri Paesi, il nostro ne conosce una serie ininterrotta, ossia la corruzione sembra costituire una sorta di male endemico.
L’ultima indagine, ancora in corso, è stata denominata “Mafia Capitale” a Roma avendo coinvolto le ultime amministrazioni capitoline con modalità criminali che hanno fatto appunto configurare, addirittura, l’ulteriore reato di associazione di stampo mafioso.
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